4 novembre 2006

il discorso del Sindaco

  • Categoria: Tutte le notizie
  • Data: 07.11.06
  • Autore: Ufficio Relazioni con il Pubblico
monumento caduti a castiglione

Dettagli della notizia

Discorso del Sindaco alla commemorazione del 4 novembre 2006 in Castiglione d'Otranto frazione di Andrano.

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"Porgo un saluto a tutti i presenti e Vi ringrazio per aver aderito all'invito dell'Amministrazione Comunale a partecipare alla celebrazione del 4 novembre.
Ma qual'e il senso di questa celebrazione ? Qual'è la ragione profonda che ci porta su questo sagrato a stringerci attorno a lapidi marmoree, bandiere e vessilli ? Guai se fosse solo lo stanco adagiarsi su di un rito ripetitivo e svuotato di significato. Guai se noi fossimo qui solo per inerzia.

Siamo qui per dare la parola ai Caduti che non possono piu' parlare e i loro nomi li abbiamo uditi. Uno ad uno. Come una litania. Con l'intercalare ritmato. Come battito di cuore.
Ma i loro cuori un giorno in guerra si son fermati trafitti da proiettile nemico. Il respiro si è bloccato in gola, la vita è sfiorita nel fiorire degli anni migliori. Al bagliore accecante del sole ha fatto seguito il buio della morte.

Erano ragazzi appena ventenni.
Partiti al fronte perché chiamati ad adempiere al dovere di servire la patria, d'onorare l'Italia. Non si sono sottratti alla chiamata, non si sono nascosti.
Glielo impediva il senso del dovere ed il rispetto per la Patria.
Ma in viaggio verso il fronte li accompagnava la paura dell'ignoto e della morte. Li accompagnava la tristezza per l'abbandono dei cari e dei loro amori, li accompagnava l'incertezza del futuro.
Ai canti nei campi che allietavano le fatiche quotidiane, alle canzoni d'amore dedicate alle amate si sostituirono canti di guerra e canti di morte.

I nomi che abbiamo ascoltato sono i nomi di quelli che hanno perso la vita e che hanno cessato di essere figli, mariti, padri o a cui è stato infranto il sogno di continuare ad essere figli e di divenire mariti e padri.
E' giusto ricordarli e rendere loro un atto di doverosa commemorazione per la divisa che indossavano e per il sacrificio della loro vita.

Ma non ci sarà mai cerimonia pubblica che potrà lenire il dolore dei familiari, asciugare le lacrime versate da occhi limpidi di padri, madri, mogli, figli. Noi possiamo solo immaginare quella sofferenza e sforzarci di capirla. E siamo qui per rendere testimonianza di vicinanza e di comprensione.

Niente di tutto questo ha dimostrato d'aver compreso, invece, chi quella sofferenza ha oltraggiato qualche mese fa sovrapponendo al telo nero della morte il velo nero di una patina di spray quasi a voler cancellare il ricordo e a voler rimuovere il senso di un sacrificio.
Molto, invece, hanno dimostrato d'aver compreso alcuni giovani che prontamente hanno contrastato tanta ignoranza con il bianco candore di un lenzuolo a ricordare che i nomi sfigurati appartengono a giovani che chiamati dalla Ppatria hanno risposto presente.
E molto hanno pure dimostrato d'aver compreso i giovani del parco che hanno voluto ripulire questo luogo restituendogli decoro alla vigilia di questa celebrazione. Sono segni incoraggianti che è doveroso sottolineare e che tutti dobbiamo apprezzare.

L'odierna commemorazione sarebbe incompleta se non cogliessimo che il filo rosso del sangue dei caduti in guerra unifica gli eventi che hanno caratterizzato l'ultimo secolo della storia d'Italia. Ed allora, per meglio evidenziare il senso profondo del 4 di Novembre dobbiamo sforzarci di comprendere il significato di questi eventi, il loro valore storico e politico perchè sono le fondamenta del nostro ordinamento democratico.
Se ci sforzeremo di fare questo potremo misurare la distanza che oggi ci separa dai valori fondativi del nostro Paese ed interrogarci sul da farsi.

L'ignoranza è sempre figlia di un disimpegno, del singolo, della collettività e delle istituzioni, e la si può contrastare con l'impegno del singolo, della collettività e delle istituzioni.

Il primo 4 novembre fu celebrato nel 1919 per festeggiare la vittoria dell'Italia nel primo conflitto mondiale e la conquista di Trento e Trieste. La grande guerra del 15-18 sancì la conclusione del Risorgimento Italiano e, quindi, il pieno compimento del processo di costruzione della unità nazionale con l'affrancamento definitivo del nostro popolo dalle dominazioni straniere.
Risuonano ancora oggi le alte idealità di uno sparuto gruppo di intellettuali che seppero con l'esempio, il coraggio e la dedizione trasfonderle in larghi strati di popolo e risvegliare il sentimento unitario del popolo italiano. L'Italia risorse attorno al Tricolore e quanti caddero nella grande guerra caddero per servire l'ideale di Patria e per concretizzare la Unità della Nazione.

All'indomani della seconda guerra mondiale il 4 novembre si è caricato di nuovi e pregnanti significati. Il Paese, smarritosi nel ventennio fascista e ridotto in rovina per la dissennatezza del regime, seppe ritrovare le ragioni di una nuova riunificazione attraverso la gloriosa lotta di Liberazione, la successiva scelta in favore della Repubblica e, soprattutto, attraverso la riscrittura del patto nazionale con la nuova Carta Costituzionale.

Oggi, pertanto, è la festa della memoria condivisa che è premessa della comune identità nazionale che ha il suo fondamento nei valori della Carta Costituzionale.

E quali sono questi valori ?
Il valore del lavoro come base della repubblica democratica che richiama il riconoscimento concreto del diritto al lavoro.

Il valore dell'uomo e dei suoi diritti inviolabili " senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione" che si integra e si completa nella Carta europea, aperta ai nuovi diritti civili e sociali. Valori e diritti che non possono non riconoscersi a uomini e donne che entrano a far parte, da immigrati, della nostra comunità nazionale contribuendo alla prosperità.

Il valore della centralità della persona umana, dell'unità ed indivisibilità della Repubblica, della tutela delle minoranze linguistiche e l'integrazione tra i popoli.
Il valore della partecipazione democratica attraverso le forme partito.
Il valore della uguaglianza dinanzi alla legge, della uguaglianza in termini di opportunità, di valore e di merito.
Il valore della libertà. Il valore della centralità della scuola pubblica.

Infine, i valori tra loro inscindibili del ripudio della guerra e della corresponsabilità internazionali per assicurare la pace e la giustizia nel mondo.

Tutto questo è il quattro di novembre.
Questo ci ricordano i nostri Caduti in guerra. Ci ricordano che alto è stato il tributo di sangue versato per conseguire l'unità della nazione, per affermare l'alto valore della democrazia contro la tirannide, per sancire il rispetto dell'uomo nella sua integrità fisica e nelle sue manifestazioni di pensiero.
Ci ricordano l'impegno per la pace.

L'attualità dei nostri tempi, purtroppo, ci consegna una realtà che sempre meno è ispirata dai valori fondativi della nostra Nazione. La decadenza dei valori dilaga.

L'unità sostanziale della nazione non si è concretizzata. Il Paese è diviso, il ritardo economico del sud Italia non è stato colmato ed anzi si è ampliato. Forti sono le spinte separatiste.
L'identità nazionale è vilipesa, l'egoismo dei territori ha preso il posto della solidarietà nazionale e della visione di insieme.
Non tutti si riconoscono nel valore alto della Resistenza.

Il nostro sistema democratico registra una caduta di tensione morale e civile. Alla concezione alta di bene pubblico si sono sostituiti gli interessi di ristrette oligarchie economiche. La destrutturazione dello Stato non ha prodotto i benefici attesi in termini di efficienza e di ricadute positive per i cittadini.
La scuola pubblica arranca.

Subiamo i limiti del sistema democratico che emergono quando la democrazia è disgiunta dalla crescita culturale, dal senso civico, dal senso di responsabilità e, pertanto, il voto è spesso espresso in funzione di interessi egoistici e personali.
Il valore del lavoro è mortificato perchè ancora lontano dal realizzarsi per tutti, perchè alla "... tutela del lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.. " si è sostituita la precarietà e la mancanza di garanzie.

Il valore della partecipazione democratica attraverso le forme partito è mortificata perchè la politica, l'esercizio della politica, non ha saputo conservare spinta ideale, disinteresse, spirito di servizio. La politica dovrebbe essere impegno per migliorare le condizioni di vita dei rappresentati. Troppi sono gli esempi, invece, di un impegno ristretto in favore di pochi interessi e di invasive forme di corruzione.

Alzando lo sguardo ci accorgiamo che il valore della integrazione tra i popoli non si afferma. E le armi riprendono a sparare. I valori universali della fratellanza, della convivenza pacifica, del rispetto delle diversità di razza, religione non si sono affermati. Non è bastata la figura immensa del Sommo Pontefice Woityla, instancabile pellegrino di amore nel mondo e messaggero di pace, a fermare le armi.

Il mondo trema, vacilla sotto i colpi di altre guerre e l' Italia accorre, con le sue forze più sane e più pulite, per difendere una speranza di pace. Ai nostri ragazzi impegnati in missioni all' estero va oggi il mio e il vostro pensiero ed un grazie sentito e convinto. Ai rappresentanti della forze armate il nostro saluto.

Ed infine, il valore dell'integrità della persona subisce quotidiane smentite. I fatti di cronaca di questi giorni ci consegnano il portato di una società malata nella quale per una inezia la vita è messa a rischio.

Di fronte ai nomi dei nostri Caduti dobbiamo allora chiederci se un tale disfacimento di valori non sia il frutto della nostra apatia e della nostra accondiscendenza.
Dobbiamo chiederci se l'indifferenza ci ha appiattito e fatto accettare comportamenti eticamente scorretti ed indotto a conformarci.
Dobbiamo chiederci se l'egoismo di tutti noi ha permesso alla cattiveria di montare senza controllo alcuno e tracimare poi, con effetti devastanti, nei gangli della società che oggi si ritrova più sporca, più povera, più debole per affrontare un futuro incerto.

Le risposte a questi interrogativi contengono il seme della crisi in cui si dibatte oggi l' Italia e pongono la necessità di fare, di reagire. Partendo da qui dal nostro piccolo.

Dobbiamo dichiarare guerra all'egoismo, all'indifferenza, al vuoto culturale. Dobbiamo dichiarare guerra al lassismo, alle divisioni fine a se stesse, al disfattismo. Dobbiamo dichiarare guerra all'ipocrisia ed al bisogno.
E alle armi siamo chiamati tutti.

Le istituzioni, innanzitutto, che devono divenire riferimento trasparente, svolgere al meglio il compito di promuovere sviluppo e progresso, di predisporre gli spazi della socialità, di stimolare all'azione, alla operosità, di coinvolgere e di dare rappresentanza alle istanze positive.

Il mondo delle associazioni che deve saper aprirsi al confronto, condividere obiettivi, assumere atteggiamenti di apertura.
A tutte le coscienze pulite che amano il loro paese è richiesto impegno a fare, a promuovere e contribuire alla rinascita morale e civile.

Ma la guerra non si vince senza i giovani. E non ci sarà mai una cartolina che li chiamerà al fronte civico. Non ci sarà mai un comando militare che li costringerà ad imbracciare le armi della generosità, dell'amore per la propria terra, dell'altruismo, della partecipazione attiva.
A questa guerra si partecipa da volontari e non da coscritti. Si partecipa da protagonisti portando entusiasmo, idee, passione.

Va perseguito l'obiettivo del benessere economico, del lavoro diffuso, del buon lavoro per affrancare dal bisogno ed estirpare il germe della malavita.
Va abbattuto il muro dell'indifferenza e costruito quello della partecipazione, rimossa l'incrostazione che offusca la politica per restituirla alla sua funzione alta, eliminata la incomunicabilità tra generazioni e recuperato il senso di una comune identità.
Vanno affermati i valori dell'onestà, della sana competizione, del rispetto per l'altro.

Unità di intenti, dunque, pur nella diversità di pensiero, cultura e posizione politica.

Oggi, più che mai, questo è il compito non solo di chi è investito di cariche pubbliche, questa è la guerra che ogni cittadino è chiamato a combattere per contribuire al benessere del proprio paese con la certezza che quanto oggi ci viene chiesto in sacrificio contribuisca alla serenità del futuro.

Gli eroi che oggi commemoriamo hanno pensato che la morte sarebbe stato l'ultimo sacrificio per loro, che il giorno successivo, per chi restava e per il mondo intero, sarebbe stato un giorno di pace, una giornata di intenso lavoro, un giorno illuminato dalla fratellanza.
Pensando questo hanno compreso che non stavano morendo invano.

Ed questo il pensiero che non dobbiamo tradire.
E allora mettiamoci all'opera per rinsaldare l'Italia alle sue origini, per creare le migliori condizioni di convivenza tra di noi, per recuperare i nostri valori fondamentali e poter gridare con forza Viva l'Italia, Viva l'Italia."
monumento caduti a castiglione

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